mercoledì 21 luglio 2010

Paranoia




La notte già dovrebbe esser discesa
e sotto quest’occhi che in me si fan strada,
un tedioso suono in me fa presa
il mio pensiero ossessiona, ovunque io vada.


Stelle che paion mille candele
lumini per il signor della notte,
preghiere silenti d’un devoto fedele
filastrocche vecchie e rotte.


È questo gracile latrato
sembra quasi un’esil vocina,
che il vento a me a trasportato,
par un bimbo, o una bambina.


Ove la luce è sempre più fioca
e dell’incubi la voce sento,
v’è un’altalena che sola gioca
quieto e stridente è il momento.


Poeti e fanciulle s’udivan cantare
raggianti sinfonie senza pianti,
ma ora persin le stagioni stan per appassire
cuori freddi ed infranti.


La notte su me apparse
greve e senza gioia,
di scriver dovrei smetter, forse
solo fredda e scura paranoia.



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